07 Febbraio 2019
Il fascino alchemico e conradiano dei terreni kimmeridgiani
È vero, la poesia di Jacques Prévert con la quale Céline Caffot, Sommelier e Consigliera di FISAR Milano Duomo, ha aperto la serata sui vini giurassici o “kimmeridgiani”, oltre ad essere conosciutissima è anche un po’ piaciona e ruffiana quel che basta. Recita così:
“Tre fiammiferi uno dopo l’altro accesi nella notte
Il primo per vedere intero il volto tuo
Il secondo per vedere gli occhi tuoi
L’ultimo per vedere la tua bocca
E l’oscurità completa per ricordarmi queste immagini
Mentre ti stringo a me tra le mie braccia”
Nulla di trascendentale, insomma, ma Céline ha avuto la bella idea di considerare che nel verso “e l’oscurità completa per ricordarmi queste immagini” è ricompreso tutto il senso delle degustazioni, delle ricerche, delle esperienze, degli assaggi e degli studi di chi ama intensamente il vino.
Perché noi tutti altro non facciamo che affinare continuamente i sensi per cercare di afferrare e di tenere stretti aromi, sapori ed emozioni che il vino ci regala per un attimo e che invece, dopo un altro attimo svaniscono, come il ricordo di un bacio, nell’aria pallida.
Quanto poi ai terreni kimmeridgiani, che evocano alchemici disegni o avventure conradiane, essi altro non sono che terreni ricchi di conchiglie e fossili marini.
Com’è noto la vegetazione, e quindi la vite, che cresce su terreni diversi, assume caratteristiche di volta in volta completamente differenti e i terreni calcarei possono conferire al vino molti e compositi aromi.
I vini presentati nel corso della serata, tutti francesi e tutti provenienti da viti nate su terreni kimmeridgiani, per altro verso conosciutissimi, provengono dalla Valle della Loira, dalla Borgogna e della Champagne.
Abbiamo degustato e già, nel buio, ne inseguiamo il ricordo:
Menetou Salon-Cotes de Morogues 2016, Fournier Père et Fils: Sauvignon 100%. Il vitigno si esprime pienamente attraverso un naso di bosso, fiori bianchi, erbe, foglia di pomodoro, uva spina, piccola pasticceria. Bocca molto coerente, secca, sapida e acida, rotonda, molto persistente.
Chablis 1er Cru “Mont de Milieu” 2016, Chateau de Fleys e Chablis 1er Cru “ Mont de Milieu 2014, Chateau de Fleys da bottiglia Magnum. Superficie del cru 2,5 ha. Chardonnay 100%. Grande mineralità e finezza aromatica del 2016. Un tocco affumicato apportato da un sapiente affinamento. Stile fine, setoso e croccante. Fiori bianchi, pesca, mile di tiglio e burro al naso, al palato limone e pera. Ben bilanciato.
Il 2014 è risultato ancora più fine e persistente con un naso più minerale. Ci ha permesso di valutare una diversa espressione dello stesso cru.
Champagne Brut Bereens Arrentières: 80% Pinot Noir, 20% Pinot Meunier. Giallo dorato con leggeri riflessi rosati. Al naso polpa di frutti bianchi e bacche rosse; un tocco di menta piperita alla fine, vaniglia, pompelmo e banana. Bocca ricca, armoniosa, piena e cremosa, con sensazioni di limone, caramello, nocciola.
Champagne Brut Nature Bereens Arrentières: 90% Pinot Noir, 10% Pinot Meunier. Colore giallo intense, espressivo naso di frutti maturi, marmellata di frutti bianchi e pasticceria. Palato ricco, lungo e armonioso, con sapori di frutti rossi, frutta secca, pasticceria e vaniglia.
Irancy “Palotte” 2013, Domaine de Mauperthuis: Denominazione di 159 ettari. Dona vini più rustici di quelli fatto con il Pinot Nero soltanto grazie all’uso di una percentuale di autoctono « Cesar ». Invecchia in legno per diciotto mesi, effettua fermentazione malolattica ma non subisce stabilizzazione né filtrazione. Aromi di ribes nero e more. In bocca tannini solidi ma senza asprezze.