03 Aprile 2017

Amarone della Valpolicella: incoscienza di un sogno, passione e amore per la ricerca.

di Stefania Turato

Come sviscerare un Amarone? Come comprendere il messaggio che vuole dare?

È nato per errore come lo Champagne, anche se è molto più contemporaneo del liquido goloso francese.

L’Amarone è un vino dolce, secco.

fisar amarone-3E se nel recente passato è andato incontro ad una richiesta di dolcezza, il produttore più attento è tornato su passi che conosce e riconosce, quelli che uniti tra loro hanno portato ad un grande vino oggi riconosciuto nel mondo.

L’Italia ha bisogno di questo: di uomini convincenti e veri che non mentano a se stessi e alla propria storia.

L’innovazione nell’Amarone l’ha portata Romano Dal Forno che lavora oggi in una cantina “massiva” e curata in dettagli precisissimi. Allievo dal grande maestro Giuseppe Quintarelli, chiamato affettuosamente Bepi per chi lo conosceva, Dal forno ben presto cresce, diventa consapevole e vuole provare da sé.

La prima annata di Romano Dal Forno, prodotta con a fianco sua moglie Loretta e con attrezzature a dir poco di fortuna, è del 1983. Un vino che, per come fu prodotto, è risultato a distanza di tempo, un grande vino.

Un sogno realizzato, senza sapere fin dall’inizio come sarebbe andata a finire o a continuare…visto che abbiamo degustato il 2010, ancora giovane, fruttosissimo, concentratissimo, già godibile ma con begli argomenti da sviluppare e ricercare fra qualche anno.

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Quintarelli 2007, si è dimostrato capo branco, con un equilibrio preciso, ringraziando il tempo che gli ha cucito un vestito di una stoffa preziosissima.

Vibranti e inaspettati i due vini concettuali, relativamente giovani per fondazione delle aziende.

Noemi, la temeraria di Le Guaite, sta interpretando perfettamente il suo territorio con carattere che distingue le ragazze venete.

L’altra ragazza intraprendente è Lara Damoli con a fianco Daniele, fratello ed enologo: un legame di sangue che si trasporta nel vino che ha il carattere di tutti e due.

Minerali entrambi, vengono da clivi esposti e posti più in alto, rispetto a Cellore e Illasi dei primi due.

Terreno che si compone di tre fondamentali tipologie, tra cui la pietra basaltica che ha regalato vibrazioni particolari durante la degustazione. Meno frutto più sapidità che fa rispondere a parole crociate sul terroir.

L’altro misogino incontrato è stato Ferragù. Un vino work in progress che rivela grande potenzialità e possibilità.

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L’Amarone di Secondo Marco, nella Valpolicella classica a Fumane, ha portato un’altra innovazione: coltivazione della vite con l’allevamento a Y, di cui sono orgogliosamente fieri, nei loro vigneti tra l’incrocio dei venti che soffiano ai piedi dei Monti Lessini e Lago di Garda.
Se non hai testa e braccia, cadi all’indietro è il motto sull’etichetta della bottiglia.

Guyot, Pergola Veronese, Y. Forza e coraggio di questi agricoltori della vite e del vino.

Unico denominatore che porterà al futuro dell’Amarone: incoscienza di un sogno, passione, e amore per la ricerca.
Mai stufi, sempre in movimento…

Concludo con il dire che vorremmo sempre che i nostri figli, un po’ ci somiglino.

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